Di Consoli ripropone a modo suo il tema caldo della classe dirigente lucana.
Dobbiamo ricordare agli smemorati del popolo bue che la burocrazia regionale e locale governa i processi economici per oltre il 70% delle attività produttive lucane.
In questi ultimi dieci anni ho cercato con vari approfondimenti di sviscerare il tema, partendo, da questo serio presupposto, in tutte le salse.
In primis dobbiamo ricordare agli sprovveduti boriosi che animano il dibattito politico che il sottoscritto oltre alle tante proposte sulle liberalizzazioni ha denunciato per oltre dieci anni sulle pagine del Quotidiano il problema della mancata riorganizzazione dei dipartimenti regionali (dopo la fuoriuscita dall’obiettivo 1) e l’aggiornamento dei profili professionali fermo a trentanni fa.
Tutto ciò è verificabile su tanti seri blog a cominciare dal quotidianoweb e a finire a ” libereidee”.
Tutto ciò mi deriva da una modesta competenza acquisita sul campo da un serio lavoro trentennale svolto all’interno di strutture dipartimentali ,vocate alle politiche attive del lavoro e alle serie politiche giovanili, quelle finalizzate all’occupazione concreta nelle micro imprese industriali e artigianali, (chiedere a Confartigianato e CNA per conferma).
Non ho mai potuto animare un serio dibattito su questa annosa questione, con la sola eccezione di una bella Kermesse, organizzata dal bravo dirigente Libutti con la collaborazione della LUISS e della stessa Regione Basilicata.
Ora siamo stanchi di sbruffoni e di opinionisti isterici che ignorano i minimali meccanismi regionali.
Discutono di riforme e di assetti organizzativi non avendo alcuna cognizione al riguardo.
E’ inutile fare un lungo sermone per denunciare la vuota governance lucana.
Senza entrare nel merito di una complessa materia che l’amico dirigente delle Risorse umane regionali Donato del Corso (che stimo molto)cerca di portare avanti con zelo e umiltà, dobbiamo confermare ,ob torto collo, che questa politica del personale continua ad essere governata a colpi di mono provvedimenti o di decisioni ad personam ,non paragonabili, però, ai deliberati vergognosi dei decenni scorsi.
Tutto ciò risente di una ritualità disarmante che trova nel carpe diem giornaliero una parziale risposta ai tanti problemi irrisolti del personale regionale.
Si cavalca il giaguaro senza smacchiarlo.
Ritualità che non provoca nè imbarazzo tra le forze di maggioranza, nè sana reattività nelle forze di opposizione.
Tutto procede per il meglio nelle stupide e superficiali frizioni quotidiane tanto alimentate nelle nostre tribune.
La coscienza è salva, il gettone pure.
I problemi possono anche marcire nell’ aula consiliare.
Ma che cosa succede realmente nella società politica lucana e in Consiglio regionale?
Perchè da tempo immemorabile assistiamo a vergognosi rinvii su problemi seri come acqua , acque minerali, e petrolio (royalties e legge su piattaforme )?.
Esiste o no l’etica della responsabilità nei nostri consiglieri regionali?
Noi ” opinione pubblica lucana “non distratta, siamo disgustati da tale vergognoso andazzo.
Non capiamo la “ratio” di questi continui rinvii.
Un rinvio senza fine.
Un rinvio che si protrae ingiustificato da troppi mesi.
Su queste basi affrontare un dibattito serio anche sulla governance regionale sembra esercizio impossibile.
Esercizio che urge affrontare sia i ruoli e sia le responsabilità delle PP. AA. lucane (in primis, il sottogoverno dei boiardi), senza veli e senza ipocrisie.
Occorre intervenire urgentemente, pena il default della Regione.
Non è pensabile che, ancora oggi, vi siano atavici disservizi.
Pur in questo ginepraio di rinvii ingiustificati , cara Lucia, vogliamo spezzare con una proposta seria una lancia in favore di una positiva governance, tutta lucana.
Una nuova governance che inizi urgentemente dai profili professionali del personale regionale ,mai ,adeguatamente, aggiornati, mai riproposti e mutuati alla competitività e all’innovazione.
La totale mancanza di unicità di intervento tra le varie strutture dirigenziali e dipartimentali e il mancato adeguamento alla fuoriuscita dall’Obiettivo 1 completano un quadro negativo e desolante.
Speravamo che la campagna elettorale avesse a cuore tali atavici problemi.
Cara Lucia, in una regione tanto invecchiata quanto rassegnata, il ruolo del dirigente o funzionario regionale, esperto e aggiornato sulle direttive UE è prioritario.
Un buon funzionario e un buon dirigente possono mettere in campo competitività e progettualità finalizzate all’occupazione, giovanile, in particolare.
Non vi è stato un candidato, dal PDL a Rivoluzione civile, che abbia messo in rilievo questo prioritario problema politico.
Dobbiamo ricordare alle forze politiche che parlare di classe dirigente e di governance regionale non è scollato dalla realtà quotidiana.
Anzi, il rapporto con la burocrazia è realtà quotidiana.
Purtroppo, non esiste più (grazie all’avvento del PCI in regione) da decenni, la metodica del mai dimenticato lavoro di gruppo interdipartimentale, frutto di onestà intellettuale e di carichi di lavoro, ben dosati.
Le progettualità sistemiche che vedevano il coinvolgimento di più strutture dipartimentali non sono state più riprese e rinvigorite da un processo democratico serio.
E’ solo un caro ricordo del passato.
Siamo stanchi di assistere a progettualità che si cibano di scarso impatto occupazionale e di un oligarchismo forsennato e schizzofrenico.
Tutto ciò, mal si concilia, con la metodologia (solo di facciata) piuttosto, abusata del “custumer satisfaction”(gestita dai vigilantes, sic!).
Occorre invertire urgetemente la tendenza.
La buona e moderna amministrazione lucana deve mettere in campo ricerca e primato.
Urge attivare un PERCORSO MERITOCRATICO e VIRTUOSO, fatto di NORMALITA’ e non di censo.
Il dibattito odierno teso a mettere al centro la questione della promozione del merito riguarda tutti i livelli, sopratttutto, quelli riferiti al massimo Ente lucano.
Troppi “incarichi esterni” e troppe esternalizzazioni dei servizi producono uno strano e ingiustificato fermo nei vari dipartimenti interessati.
Troppe volte è intevenuta la Corte dei Conti.
I tanti buchi neri sono stati in parte tamponati da “quell’agguerito plotone di funzionari, (sempre più rari) ligi al dovere.
A tutto ciò si assomma lo ribadiamo (da cassandre inascoltate) la mancata individuazione di un vero carico di lavoro e di un profilo professionale, ben definito.
Si naviga a vista e i cosiddetti esperti “esternalizzati” confondono ruoli meramente esecutivi con la mera supplenza.
Tutto ciò in barba ai contratti e alle deliberazioni finalizzate alle assunzioni di questo personale, sulla carta, altamente professionalizzato, ma, di fatto obbligato alla mera e ordinaria gestione.
La Regione Basilicata, iperpremiata dalla UE, si è sempre misurata sul grado di conoscenza e di competenza esercitato dai propri dipendenti.
La figura del funzionario copriva e surrogava le defaillances di un Dipartimento, “poco professionalizzato” e “poco organizzato” e “poco manageriale”.
La figura del funzionario/dirigente regionale supportava eventuali manchevolezze degli Enti Locali e degli enti sub regionali.
Un corpo unico era rappresentato da funzionari/dirigenti e strutture produttive sul territorio.
Oggi quell’immane impegno è stato sostituito da “scollamento e disistima “reciproca tra funzionari di ruolo e presunti esperti esterni”.
Un egoismo mutuato, da forme di cinismo, da pressappochismo e chiusure che hanno preso il posto del mai domo rapporto fraterno e sincero instaurato dai funzionari/dirigenti di vecchio stampo.
Non è solo oligarchismo e chiusure.
Sembra che nei nostri dipartimenti regni sovrana la “discordia”.
Tutti armati di rabbia e pronti a “denunce” e a “vertenze”.
Il funzionario/dirigente deresponsabilizzato dalle “incombenze ” non rappresenta più il “referente ” dell’utenza.
Lo scollamento politico odierno ha completato questo devastante contesto ed ha ulteriormente inaridito rapporti umani e tolleranza.
Un clima di solidarietà e di reciproco “mutuo soccorso” è per sempre bandito.
Chi paga questo infernale status quo?
Oggi, putroppo, i temi dello sviluppo lucano non potranno più costruire una seria governance che parta dal basso.
Troppi sono i Progetti vanificati da una assurda gestione oligarchica e approssimativa.
Bisognerebbe invertire del tutto l’attuale modus operandi e coinvolgere in forma adeguata e sostanziale tutta la struttura dipartimentale.
Non a caso i “rapporti di convenzione” con personale esterno risultano scollati dalla realtà e alimentano la deresponsabilizzazione degli stessi dipendenti di ruolo.
Tutti i cittadini avvertono questo disagio.
Tutti i cittadini avvertono questa grave forma di scollamento.
Tutti i cittadini lucani hanno preso coscienza che incarichi e consulenze sono gravate da ulteriori forme di tassazione.
E’ una manchevolezza che si ripercuote sui fatti produttivi e sul loro mancato effetto moltiplicatore, foriero di occupazione.
Non è pensabile continuare a riproporre progetti calati dall’alto senza aver fornito una chiara ed univoca strumentazione di base.
Per queste serie ragioni occorre evitare la proliferazione di esternalizzazioni senza vere professionalità attivando l’etica della responsabilità per consiglieri regionali e classe dirigente riproponendo il rapporto sincero e ravvicinato del recente passato tra Amministratori, funzionari di ruolo e cittadinanza attiva , senza filtri e senza veline.
Oggi, la globalizzazione e l’Unione europea ci impongono di coinvolgere le istituzioni e le realtà economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie, egoismi e ambigui rinvii .
Farsi promotori di questo nuovo “ruolo guida” della classe dirigente e manageriale regionale significa coinvolgere seriamente forze politiche sane , competenti funzionari regionali , seri , esperti vocati al bene comune, con ruoli , ben individuati , ben definiti e ben codificati.
Per tutte queste serie ragioni è d’obbligo che la campagna elettorale che volge alla fine si occupi un po’ della classe dirigente lucana e del nostro futuro.
mauro.armando.tita@alice.it