(Pubblicato su Basilicatanet e Quotidiano del 3 aprile 2012)
I giovani continuano ad emigrare con un esodo ormai inarrestabile.
Gli andamenti demografici della Basilicata ci preoccupano da sempre.
La mobilità delle coppie giovani è incessante.
Bisognava dare un segnale vero di discontinuità con il passato… e non è stato fatto.La sfida delle imprese lucane volta a favorire l’innovazione di prodotto,di processo e organizzativa è una mera chimera.
I giovani laureati lucani sono ai margini di un qualsivoglia tentativo di sviluppo.
I sogni dei giovani laureati finalizzati a un processo di vitalizzazione per produrre i cambiamenti profondi nella società lucana si sono inabissati.
L’Unibas sta arrancando. Nata per supportare il sistema economico lucano e, in particolare, le nostre piccole imprese agricole, e per conseguire un risultato positivo e copernicano rispetto al passato sta paurosamente segnando il passo.
Non si intravede più alcuna forma di quella qualità della cultura economica e civile della regione da noi sempre auspicata.
L’Unibas naviga tra scarse risorse e depauperamento accademico e “strutturale”… per le mancate iscrizioni di studenti lucani che optano da sempre per atenei fuori regione e per il pendolarismo selvaggio dei docenti ordinari.
Una seria politica innovativa per elevare momenti di vita e di relazioni, dentro e fuori le istituzioni langue del tutto.
Basilicata innovazione che aveva riscosso tanta approvazione non ha mai realizzato la rete e il sistema delle imprese lucane.
Rete e sistema agognati nell’accordo tra la Regione Basilicata e l’Area Science Park di Trieste.
Qualche settimana fa l’area Science Park e Basilicata Innovazione hanno presentato un risultato scontato ed estremamente riduttivo, nonostante l’amplificazione di certi progetti , cosiddetti innovativi , (vedi allevamento per produzione latte di asina).
Sembra un dejà vu.
Un dejà vu consolidato ed esperito nei decenni scorsi con le applicazioni delle varie leggi 44/86 (ministero Mezzogiorno)e 32/85 (regione basilicata).
Leggi sull’imprenditoria giovanile basate su ipotetici progetti a scarso impatto occupazionale.
Progetti-guscio che vivono di soli fondi pubblici senza alcun effetto moltiplicatore.
Carmine Fotina sul Sole 24 ore di qualche tempo fa, a tal proposito, si chiedeva commentando le ricerche di Srm( studi e ricerche per il mezzogiorno) e di Obi(Osservatorio banche imprese)se il Sud può vivere di soli fondi pubblici?
Perchè in una fase cruciale di ripensamento delle politiche del mezzogiorno, le imprese meridionali sono ancora impreparate all’innovazione e sono ripiegate su un modello competitivo vecchio stile?
Basilicata Innovazione doveva far leva sui fondi milionari europei e fare accordi con Centri di eccellenza e Università.
Lo Science Park di Trieste doveva erogare concretamente servizi specialistici alle piccole imprese lucane e consentire reali prospettive creando effetti moltiplicatori e non l’entrata in crisi dopo qualche anno.
Lo Science Park doveva far uscire la “Basilicata delle imprese” dalle nicchie di mercato per proiettarle verso un mercato “duraturo” nazionale ed estero.
Tutto ciò non si è verificato.
Abbiamo riproposto qualche piccola oasi produttiva senza futuro , forse , per stemperare polemiche o denunce giornalistiche.
L’accentuata scarsità tecnologica delle nostre imprese e il nuovo modello auspicato nell’accordo tra Regione e Area Science Park di Trieste doveva far leva tra la combinazione di ricerca, innovazione, industria e mercato.
Tale combinazione è miseramente fallita.
Resta il modello (sporadico) della vecchia economia informale.
Un’economia informale a macchia di leopardo dove processi produttivi e tecnologici, regia, ricerca e innovazione sono del tutto estranei alle nostre piccole imprese.
Eppure, la nostra incondizionata approvazione verso l’accordo con l’Area Science Park di Trieste si era nutrita di commenti entusiastici.
Auspicavamo un nuovo modello economico che vedeva la Basilicata al centro del Mezzogiorno.
Una regione più moderna e più conmpetitiva.
Una fiducia imposta dalla serietà dell’accordo e dall’entusiasmo dei giovani ricercatori e talenti lucani pronti a restare e capaci di “rovesciare” il presente economico, dubbioso e ambiguo.
Una fiducia mal riposta che risente del solito e deprecabile “intervento” sul mai domo mercato di riserva.
Mercato di riserva che ha supportato timidamente e parzialmente tante piccole imprese lucane …senza veri e duraturi effetti moltiplicatori …
Imprese che sono evaporate qualche anno dopo tra bancarotte e fallimenti …e conseguente e tragico licenziamento delle maestranze.
Un Film riproposto… che ci sconforta sempre più.
mauro.armando.tita@alice.it