L’evangelista Matteo descrive come avvenne la nascita di Gesù Cristo: “Maria, sua Madre, fidanzata a Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo; Giuseppe, suo sposo,che era giusto e non voleva esporla al discredito, pensò di ripudiarla segretamente.
Mentre aveva in animo queste cose, un angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, prendi pure con te senza timore Maria tua sposa, perché quello che è generato in lei è opera dello Spirito Santo; essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù, Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: “Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà chiamato Emanuele, che significa “Dio con noi” (Isaia 7, 14).
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come l’angelo del Signore gli aveva ordinato: prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, dette alla luce un figlio che egli chiamò Gesù”.
(Mt.1, 18-25).
L’evangelista Luca, dopo aver fatto ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi, scrive un resoconto ordinato, per rendere conto degli insegnamenti trasmessi.
Nel suo Vangelo troviamo molteplici informazioni riguardanti gli anni dell’infanzia di Gesù e di tutta la sacra famiglia.
Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra: l’ editto dell’imperatore prescriveva che tutti i capifamiglia raggiungessero la loro città d’origine familiare per farsi registrare.
Giuseppe mosse da Nazareth in Galilea dove abitava e salì verso la città santa, Gerusalemme, per giungere al luogo centrale della sua casata, la stirpe di David, che era appunto Betlemme, a sud di Gerusalemme.
Là si compì il tempo della gestazione: Maria partorì e ravvolto il Bambino in fasce, lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc. 2,1-7).
Giuseppe, avvertito in sogno da un angelo di fuggire con tutta la famiglia in Egitto (provincia imperiale, dove Erode non aveva potere), vi rimase fino alla morte del malvagio sovrano.
Passano gli anni: la sacra Famiglia vive pacificamente in Galilea: ogni anno i genitori di Gesù si recavano a Gerusalemme per la Pasqua e a dodici anni vi andò anche Gesù: in questa circostanza si ebbe l’episodio dell’incontro fra Gesù i i dottori del Tempio (Lc. 42-52).
Gesù rientrò a Nazareth e visse con la famiglia, ad essa sottomessa: su Giuseppe, i Vangeli canonici non dicono altro.
I testi apocrifi, che dalla Chiesa non sono guardati come portatori di notizie certe, riportano varie narrazioni riguardanti la natività e l’infanzia di Gesù con elementi magico- folcloristici.
Giuseppe, dando il nome a Gesù se ne assume la paternità legale e la responsabilità che ne deriva: come ogni padre ebreo si preoccupa personalmente della sua educazione: è stato vicino sia fisicamente che spiritualmente a Gesù.
Sapendo che gli è stato affidato il Figlio di Dio, Giuseppe riconosce di essere strumento di un progetto più grande di lui, ci insegna così che la paternità si iscrive nell’ordine del dono, di quella gratuità dell’amore che supera i legami del sangue e ne crea di nuovi.
Promovendo il 2021 come anno dedicato a San Giuseppe, Papa Francesco invita la Chiesa, in coerenza con la verità di fede che Dio è Padre, a valorizzare la figura del padre nell’esperienza quotidiana.
Indica a tutti una strada: l’esercizio consapevole della paternità è indispensabile per offrire ai figli e alla società intera un risposta alla crisi educativa e, di più, una prospettiva di salvezza.
Saluti : Don Gerardo da Ruvo.