Nella relazione dell’apprezzo presente nel fondo della famiglia Caracciolo di Torella, conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, come accennato nel mio precedente articolo pubblicato nel mese di ottobre 2024, vengono menzionati alcuni edifici religiosi situati nel territorio di Ruvo del Monte durante il XVIII secolo. La maggior parte di essi è ancora presente mentre altri, a causa del deterioramento e dell’inesorabile trascorrere del tempo, sono scomparsi nel corso degli anni.
Il primo luogo sacro che incontriamo in questo “viaggio” a ritroso nei secoli è la chiesa madre, dedicata a S. Maria dell’Assunta, situata nel centro del borgo.
La chiesa era composta da una sola navata (dove era presente una fonte battesimale) alla fine della quale era posto l’altare maggiore con la statua dell’Assunta. Ai lati della navata centrale erano presenti sette cappelle. Al suo interno vi era anche un locale adibito a sacrestia. All’esterno si erigeva, maestoso, un campanile a tre ordini con tre campane ed un orologio. Era compito dell’Università di Ruvo il mantenimento e la puntuale regolazione di questo strumento del tempo che scandiva le ore della vita politica, sociale e religiosa dei ruvesi del XVIII secolo. Nel rendiconto economico per l’esercizio del 1816, conservato presso l’Archivio di Stato di Potenza, si legge che il comune di Ruvo pagava 6 ducati l’anno al “regolatore dell’orologio”. Inoltre l’Università di Ruvo aveva il giuspatronato della cappella dedicata a San Rocco, protettore del paese. Da ulteriori ricerche d’archivio risulta che già nel 1716, a seguito di un documento redatto dal notaio Pietrangelo Bilozzi, l’Università di Ruvo pagava 40 ducati annui al Clero di Ruvo per la sepoltura dei defunti. All’interno della chiesa erano presenti cinque fosse comuni: una per gli uomini, una per le donne, una per i bambini, una per i sacerdoti e una per gli appartenenti alla confraternita del Santissimo Rosario. Oltre a queste fosse comuni vi erano anche le sepolture private di alcune delle “gentes” più illustri ed importanti del borgo come la famiglia Gamba, la famiglia Cefola e la famiglia Ricciardella. All’interno della chiesa operavano anche due confraternite: quella del Santissimo Corpo di Cristo e quella del Santissimo Rosario. Queste confraternite furono istituite con decreto vescovile datato 27 settembre 1661. In quella stessa data fu fondata anche un’altra confraternita, il Sodalizio dei SS. Angeli, che però scomparve nel corso del XVIII secolo.

Archivio Comunale Ruvo del Monte
Proseguendo il nostro “viaggio”, il secondo edificio religioso che emerge dai documenti del passato è la chiesa di Sant’Anna. Questa chiesa era situata fuori dall’abitato come risulta da diverse fonti e nel 1783 fu chiamata ad assolvere ad un compito di estrema importanza religioso-sociale: conservare, in un primo momento, le reliquie di San Donato Martire, giunte dalla “città eterna”. Quella che oggi possiamo ammirare non è la stessa chiesa originaria dal momento che nel 1907 l’edificio religioso venne demolito e, successivamente, il 3 maggio 1908, fu posta la prima pietra della nuova chiesa.

Archivio Comunale Ruvo del Monte
Il terzo edificio che incontriamo in questo excursus è la chiesa di San Carlo Bartolomeo, oggi non più esistente. Sappiamo, dalle carte documentali d’archivio, che era strutturata con un solo altare e che era sotto il giuspatronato della famiglia Bilozzi. Questa antica famiglia ruvese aveva, infatti, il diritto di sepoltura privata sotto l’altare della chiesa. Lo stato di decadenza in cui versava la chiesa di San Carlo Bartolomeo è riscontrabile, in primis, nella relazione del 1725 fatta a seguito della visita del vescovo della diocesi di Muro Mons. Manfredi e, successivamente, dalla relazione presente nell’apprezzo. La chiesa dedicata a San Carlo Bartolomeo molto probabilmente sorgeva in prossimità dell’attuale via Roma poiché un tratto di questa strada era denominato proprio via San Carlo come si evince da diversi documenti dell’Ottocento e dei primi del Novecento.
Continuando il nostro “viaggio” nella Ruvo del XVIII secolo, troviamo la chiesa di San Nicola. Questa chiesa, come risulta da diverse fonti, era situata fuori dall’abitato. In essa si celebrava, una sola volta l’anno, la santa messa. Sappiamo che questa chiesa aveva un solo altare e che era, tramite decreto vescovile del 1672, sotto il giuspatronato della famiglia Masiello. Possiamo, con estrema certezza, ritenere che oggi questa chiesa corrisponda all’attuale chiesa dell’Incoronata ed infatti il luogo dove sorge conserva ancora la vecchia denominazione di “piano di San Nicola”.

Archivio Comunale Ruvo del Monte
Un altro edificio religioso del tempo era la cappella dedicata a San Bernardino. Secondo Giuseppe Ciampa, nel suo libro Ruvo del Monte – Notizie storiche, di questa cappella ne abbiamo notizia fin dal 1555 quando il vescovo concesse il suo giuspatronato alla famiglia d’Agostino che godeva, pertanto, anche del diritto di sepoltura al suo interno. Nel corso del XVIII secolo la cappella presentava i segni evidenti del trascorrere del tempo ed il suo decadimento fu inarrestabile tant’è che ai giorni nostri non è più presente. Grazie alla platea del convento siamo a conoscenza del fatto che l’edificio era situato nel luogo detto “Piano Caputo”, attuale crocevia delle due vie che conducono al cimitero e alla chiesa dell’Incoronata.
Proseguendo nella lettura dell’apprezzo troviamo riportata la cappella dell’Annunziata, oggi incorporata nel cimitero comunale ed utilizzata come cappella cimiteriale dal 1937. Nel XVIII secolo questa cappella sorgeva fuori dall’abitato ed era formata da una sola navata. Sopra l’attuale portale si trova incisa la data “A.D. 1618”. Tuttavia la data riportata non corrisponde al corretto anno di fondazione della cappella che risalirebbe, viceversa, ad una data anteriore tant’è che ne abbiamo notizia fin dal 1612. Questo luogo sacro era giuspatronato dall’Università di Ruvo.

Archivio privato Massimiliano Mattei
Alla destra della cappella dell’Annunziata, percorrendo qualche metro, si incontra il maestoso convento di San Tommaso (oggi convento di Sant’Antonio). Fino al 1768, in prossimità di questo luogo religioso, lungo la strada, sorgeva una croce di legno che i francescani sostituirono con una croce in pietra lavorata. Questa croce, posta alla sommità del paese, si ergeva a simbolo di protezione del borgo stesso.

Archivio privato Massimiliano Mattei
Fig.2. Rappresentazione iconografica della croce nella Platea del convento.
Archivio Parrocchiale della chiesa di Santa Maria Assunta (Ruvo del Monte)
La chiesa del convento era costituita da una grande navata che terminava con l’altare maggiore dove era posto il tabernacolo che conservava il Santissimo Sacramento. Ai lati della navata si aprivano sette cappelle dedicate a vari santi. Da ulteriori ricerche sappiamo che la famiglia Galotti possedeva il giuspatronato della cappella dedicata all’Immacolata Concezione di Maria mentre l’Università di Ruvo godeva di quello della cappella dedicata a San Biagio. La famiglia Catenacci aveva il giuspatronato della cappella dedicata a Santa Maria degli Angeli. Inizialmente solo la famiglia Galotti e la famiglia Catenacci godevano del diritto di sepoltura all’interno della chiesa del convento, diritti che in seguito furono estesi anche alla famiglia Carnevale ed alla famiglia Cudone attraverso la concessione del giuspatronato di altari specifici. La chiesa era dotata di una sacrestia e di un campanile a tre ordini con due campane grandi ed una piccola. A destra dell’ingresso della chiesa c’era una porta che conduceva ad un cortile all’aperto dove si trovava una grande cisterna e, nell’angolo a destra, le stalle. Dal cortile aperto si accedeva ad uno spazio che ospitava un edificio a due piani. Al primo piano, sulla sinistra, c’era il refettorio mentre, sulla destra, c’era la cucina. Una grande scala portava al secondo piano dove si trovavano 13 celle per i frati francescani. Grazie ad ulteriori ricerche risulta che questo convento rappresentava un importante esercizio economico per la comunità locale. Nella metà del XVIII secolo possedeva circa 500 tomoli di terra pari a circa 166 ettari. Questa potenza economica derivava, principalmente, dalle offerte e dalle donazioni fatte dai nobili e dai benestanti del paese affinché i frati celebrassero messe per la salvezza delle loro anime e di quelle dei loro cari. Quella che emerge è chiaramente una religiosità molto forte, tipica dell’età medievale, che caratterizzò anche l’età moderna.

Archivio Comunale Ruvo del Monte
Sul convento di Sant’Antonio, al momento, non mi soffermerò ulteriormente poiché, a seguito di numerose e minuziose ricerche d’archivio da me condotte, è mia intenzione pubblicare un prossimo articolo dedicato esclusivamente a quello che rappresenta un’importante memoria storica della comunità ruvese.
dott. Massimiliano Mattei
Bibliografia
Ciampa Giuseppe, Ruvo del Monte – notizie storiche, tipografia Casa del Sacro Cuore, Foggia, 1959.
Di Napoli Michele, Studi storici su Ruvo del Monte, tipografia Valsele, Avellino, 2005.
Romano Marcello, Gli apprezzi e le platee dell’Archivio Caracciolo di Torella come fonte per la ricostruzione del paesaggio e della “forma urbis” medievale degli insediamenti del Vulture, tipografia Olita, Potenza, 2004.
Fonti
1 Fonti di archivio
Archivio di Stato Napoli:
-ASN, Caracciolo di Torella (famiglia), b.225, fasc,7, Relazione dell’apprezzo di Ruvo redatta dall’ingegnere Agostino Caputo nel 1740, in Romano, Gli apprezzi e le platee dell’Archivio Caracciolo di Torella, cit.
Archivio di Stato Potenza:
-ASP, Intendenza di Basilicata, b.1112.
-ASP, Intendenza di Basilicata, b.1114.
Archivio Parrocchiale della chiesa di Santa Maria Assunta (Ruvo del Monte):
-Platea del convento di San Tomasso del 1756.
-Ricognizione delle reliquie, 24 agosto 1783.