Servizio e foto di
Don Gerardo Gugliotta e Pietro Mira
L’attuale centro abitato, di orignine medievale, dall’antico nome “Ruvo”, il cui significato originario rimane ignoto a tutti, è circondato da numerosi siti antichi, insediamenti distribuiti lungo la valle del torrente Liento, affluente dell’Ofanto; con la loro massima concentrazione sulla sommità delle colline che chiudono attorno al paese.
Non è dato conoscere con esattezza le date storiche del sorgere del castello e del maggiore edificio di culto nel periodo medievale; si può affermare con certezza che, sia l’uno che l’altro, hanno costituito insieme nel tempo, parte essenziale della vita della comunità.
Come anelli di una catena, hanno ricongiunto gli antenati ai contemporanei.
Alcune date significative
L’incendio che rase al suolo il paese nel 1435 da parte del condottiero Caldora, nella guerra dopo la morte della Regina Giovanna II, distrusse anche l’edificio sacro.
Di questa chiesa ricostruita vi sono notizie in rescritti vescovili e in atti notarili.
Due terremoti susseguitosi nel 1692 e nel 1694 portarono alla distruzione completa della Chiesa parrocchiale, ricostruita nel 1698.
La notizia viene riportata dall’iscrizione posta sulla porta principale dell’attuale chiesa.
Alcune foto della Chiesa prima del terremoto Cliccare sulla foto o sulla scritta per ingrandire |
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![]() Interno Chiesa |
![]() La ristrutturazione del 1936-1938 |
![]() La Chiesa vista dall’alto |
![]() Il cassettonato dopo la ristrutturazione |
![]() Il campanile |
Nel documento della S. Visita di Mons. Manfredi del 21 luglio 1729 si ha notizia dell’altare maggiore che sorgeva di fronte alla prota principale ed era circondato dal un coro ligneo.
Al tempo dell’arrivo dele reliquie di San Donato Maritire, provenienti da Roma nel 1783, la Chiesa Madre di Ruvo era ancora molto ristretta e nello spazio antistante l’attuale porta della sagrestia fu preparata una nicchia in pietra locale, riporatante nel frontespizio l’anno “1783”, che accolse la prima urna con l’antica statua che racchiudeva il corpo del Santo e la cappella, per l’ampio spazio che occupava, fu chiamata “Cappellone di S. Donato”.
Vecchia Urna di San Donato
Circa quarant’anni dopo, nel 1820, la Chiesa Madre di Ruvo, divenuta ormai troppo angusta per l’aumento della popolazione, fu ampliata con il concorso del popolo, sostenuto dal religioso redentorista, P. Francesco Saverio Franza.
La Chiesa subì una radicale trasformazione: utilizzando il terreno antistante furano aggiunte tre arcate per lato ed ebbe qualla grandezza che ha oggi.
Ambedue le navate presero, dunque, sviluppo dall’antica dall’antica Chiesa, che comprendeva lo spazio allungato dell’attuale presbiterio fino all’arcata attigua alla sagrestia (Cappellone di S. Donato), dalla cui altezza prese corpo l’allungamento delle navate fino agli attuali ingressi.
Il campanile, facente parte dell’antica Chiesa, avave base e sviluppo quadrato di mt 4 per lato fino alla cella campanaria, sulla quale si ergeva un piano ottagonale, base della cupola semisferica.
La facciata in pietra è lunga mt 18,20 ed alta mt 10 crica: i due portali finemente lavorati furono disegnati e scolpiti dall’artista locale Angelo Antonio D’Auria nello stesso anno 1820.
La Chiesa vista dall’alto molto prima del terremoto
Dimensioni della Chiesa
Lunghezza mt 34,00
Larghezza mt 14,10
Altezza mt 10,00
Altezza Campanile mt 18,50
Dal 1820 in poi la chiesa parrocchiale era stata riparata più volte ma non aveva subito interventi straordinari con trasformazioni significative, come avvenne con i lavori sotto la direzione del Parroco Ciampa realizzati negli anni 1936-1938.
Demolito completamente il tetto e il soffitto, furono innalzate le curve del presbiterio per livellarle con quelle della rimanente chiesa e su tutto l’edificio fu stesa una grossa trave in cemerto armato al fine di consolidare le mura.
Fu rifatto il tetto e il soffitto con 175 cassettoni ottagonali in gessolino, con osstura in legno.
Fu ripulito l’interno della chiesa quanto ad altari, balaustre, pavimenti e finestroni.
L’abside risultò formata da una serie di colonnine a tortiglione in legno dorato e da pannelli forati alla moda gotica con al centro il Crocifisso.
L’interno della Chiesa fu dipinto ad imitazione del travertino; le lesene, dipinte in finto marmo, ebbero nuovi capitelli e decorazioni di angeli.
A seguito del sisma del 23 novembre 1980, la Soprintendenza per i Beni Architettonici della Basilicata, in data 20 dicembre 1980, dava inizio ai lavori di pronto intervento per le opportune opere provvisionali alla Chiesa S. Maria Assunta in Ruvo del Monte.
La ricostruzine della Chiesa Parrocchiale fu affidata dalla stessa Soprintendenza all’Impresa Pouchain che vanta un’esperienza accumulata nel corso degli anni, in occasione di numerosi restauri eseguiti in varie regioni; i lavori furono diretti dall’architetto Ferdinando Calice.
I danni ed i lavori nella Chiesa dopo il sisma del 23 novembre 1980 (cliccare sulla foto o sulla scritta per ingrandire) |
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![]() I danni del terremoto visti da Piazza Ungheria |
![]() I danni del terremoto visti dal Tufarone |
![]() L’impalcatura durante i lavori |
![]() Interno chies durante a ristrutturazione |
![]() L’Abside puntellato |
![]() Interno Chiesa durante la ristrutturazione |
![]() Interno Chiesa verso l’Abside |
![]() La facciata della Chiesa dopo l’intervento di consolidamento |
![]() Facciata esterna in via di ultimazione |
In attuazione degli interventi annuali della legge n. 219/81 del 14 maggio 1981, venivano progressivamente consegnati i lavori di consolidamento e restauro della Chiesa Madre alla Ditta Pouchain s.r.l., assuntrice dei lavori, con lunghi periodi di sospensione per mancanza di finanziamenti.
Dopo il 23 novembre 1980 la Chiesa parrocchiale di Ruvo del Monte restò per lungo tempo chiusa al culto e la Comunità adibì a luogo provvisorio di culto il salone al piano terra dei Locali di Ministero in Viale della Repubblica.
Diciassette anni dopo, il 14 agosto 1997, il popolo di Ruvo è entrato festante nella Chiesa restaurata, stringendosi intorno al suo Vescovo, Mons. Vincenzo Cozzi, e ai Sacerdoti, per benedire e didicare a Dio la casa di preghiera, dove invocherà il suo nome, si nutrirà della sua parola, vivrà dei suoi sacramenti, canterà le sue lodi.
Il sacro edificio, Dono di Dio per la comunità, è destinato ad essere luogo di accoglienza per i vicini e per i lontani, di amore per le famiglie, di carità per i poveri e per li emarginati, di crescita nella fede per i piccoli e per i grandi, di premura per gli infermi, di incontro per gli anziani, di ascolto per tutti.
Sale nel cuore il ringraziamento al Signore e la gioia per il grandissimo numero di persone che hanno contribuito alla sua ristrutturazione.
Chiunque entrerà in questo edificio possa trovarvi una casa di salvezza e di grazia.
Se dovessimo cercare una sigla ideale da incidere sulla Chiesa parrocchiale di Ruvo del Monte, sarebbe spontaneo ricorrere a una frase dellla Prima Lettera di Giovanni: “Dio è luce”.
I fedeli di questa comunità avranno la gioia d essere accolti da uno straordinario edificio sacro, simile a un’affascinante creatura vivente.
I visitatori che approderanno a quest’opera percepiranno l’inno alla luce.