“Il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma ha bisogno di giustizia: non chiede aiuto ma libertà. Se il
Mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, tutto sarà inutile” lo sosteneva
Guido Dorso nel lontano 1945. Nonostante la presunta buona volontà del furbo Ministro Calderoli che ci aveva ampiamente assicurato che il gap, le discrasie e le ingiustizie accumulate da secoli di brutale e “illegale” Spesa storica sarebbero state sanate, dobbiamo riscontrare che nel Dispositivo normativo approvato dal Governo Meloni il 15 ottobre non vi è traccia alcuna dell’Autonomia Differenziata (Legge n.86/24). Come sostiene Pietro Spirito sul Quotidiano del Sud … un fantasma si aggira e aleggia dentro la Legge di Stabilità ed è il fantasma dell’Autonomia Differenziata volutamente espunta dalla Manovra di Bilancio. Nei giorni scorsi come Comitato “Comunità e Sviluppo Basilicata” abbiamo organizzato un Focus con vari esperti accademici di Economia politica, Politica economica e Fiscale sulla questione tributaria e su quelle misure necessarie per riequilibrare le distanze territoriali esistenti.
Lo si poteva fare ad esempio , nella Sanità, settore in cui i Livelli Essenziali di Assistenza(LEA) sono stati
definiti da tempo. A tal proposito al Ministro Calderoli , al Governo e a tutte le forze sociali e politiche vorrei ricordare che la Basilicata è stanca di essere spremuta in termini di risorse energetiche, idriche, paesaggistiche e ambientali. (Petrolio e Gas, Acqua e Parchi Nazionali). Lo ha candidamente proferito nelle settimane scorse in Parlamento l’on.le Enzo Amendola parlando della Basilicata e del suo DOVERE di SOLIDARIETA’ al Fabbisogno Nazionale idrico ed energetico. “Dovere di Solidarietà” mai registrato nei comportamenti politici delle altre regioni del Nord e Meridionali . Ha rincarato la dose l’on.le Calenda che ha ricordato alla Meloni, a Giorgetti e all’opinione pubblica italiana che la Basilicata ha “regalato”, senza alcuna giusta ed equa contropartita, alla NAZIONE, negli ultimi trent’anni oltre cinquecento milioni di tonnellate di Petrolio e Gas, pur, in presenza, di disastri ambientali “attenzionati” dalla Magistratura potentina, e, subìti dalle popolazioni interessate, grazie, soprattutto, al cosiddetto “Texas senza regole”.
Se Toti, l’ex Governatore della Liguria, chiedeva la gestione diretta del Porto di Genova, con tutte le gravi
conseguenze giudiziarie che lo hanno visto nei mesi scorsi protagonista in negativo con il management
del Porto stesso… perché la Basilicata non può chiedere le giuste compensazioni e le royalty dovute ?
Perché viene così brutalmente colonizzata? Fino a quando Noi lucani saremo costretti ad assistere, chini e supini, ad approvazioni terrificanti e truculenti normative come la recente legge n.74/23, impropriamente e disonestamente definita “Acque del Sud”? Una normativa che umilia la Regione Basilicata e il suo enorme patrimonio idrico. Se il buon Giorgetti avesse proposto la stessa legge in quel di Lombardia o Veneto sicuramente avrebbe avuto sotto casa centinaia di leghisti con i Forconi. Qui in Basilicata tutto è permesso, la nostra classe dirigente lucana ha raggiunto insopportabili sudditanze .
Se ci fosse stato un briciolo di autorevolezza e di dignità sicuramente Noi lucani potevamo pretendere la
gestione di tutte le nostre immense RISORSE. Sarebbe bastato applicare una semplice Analisi Costi/Benefici. Sarebbe bastato, se le intenzioni fossero state davvero serie sul piano politico, poter condividere con la Meloni e il suo Governo un Piano Mattei ad hoc per la Basilicata(come proposto per Tunisia, Libia, Algeria e i Paesi Africani). La Genesi di tutti questi mali è ascrivibile per la Basilicata e per tutte le regioni del Sud a un peccato originale che si è consumato negli ultimi anni con una distanza siderale tra paese legale e paese reale, tra territorio e istituzioni regionali, tra Nuove e Vecchie Generazioni. Ho molta paura della regionalizzazione delle Scuole voluta dai vari Zaia, Fontana e soci, un obiettivo che spero non venga mai concretizzato per le ricadute inimmaginabili sull’intero Sistema scolastico. (Catalogna spagnola docet). La Vulgata che si è diffusa con il tempo è quella che le popolazioni del Sud non sanno più eleggere amministratori efficaci ed efficienti: i loro amministratori sono per definizione incapaci e corrotti. Purtroppo, in parte è vero. A tal proposito basterebbe fare un breve excursus, una breve disquisizione storico/informativa. Gli anni dal 1976 al 1979 si sono caratterizzati per una serie di provvedimenti che sono stati intesi come preludio ad un assetto riformato degli enti di governo sub-centrali. In quegli anni i Comuni e le Regioni del Nord sviluppavano Reti di Asili Nido, Consultori, Servizi Sociali
vari con piante organiche “laiche”, nel Sud prevalevano forme ibride di collaborazione tra Regioni ed Enti
Locali tra Istituti religiosi e Scuole Professionali di formazione cattolica.
Morale della favola il Nord si attrezzava con strutture moderne e personale altamente qualificato,( le
Scuole Materne di Reggio Emilia, prime nel mondo, ne sono il plastico esempio, la plastica dimostrazione)
il Sud grazie ai modesti servigi delle Amministrazioni Comunali e Provinciali dell’epoca e a una fitta rete
di IPAB (Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficienza) moltiplicava gli interventi caritatevoli ed
assistenziali che non hanno prodotto né efficaci servizi sociali (dagli Asili Nido ai Consultori ) nè figure
professionali specifiche (Assistenti Sociali, Sociologi, Pedagogisti, Psicologi)da inserire negli organici dei
vari Comuni, Province e Regioni. Questo piccolo esempio è significativo perché ci spiega, senza infingimenti di sorta, come nasce il Decreto Stammati , come nasce la Spesa storica a favore del Nord e in quale preciso contesto politico amministrativo . Una sorta di “Discriminante positiva” rovesciata (dare di più a chi ha di più).
Chi ha realizzato questo disegno politico scellerato consumato negli ultimi cinquant’anni ha messo le
radici e ha condizionato l’agire amministrativo e contabile delle nostre amministrazioni locali .
Una spesa storica che non è mai stata modificata da oltre mezzo secolo. Le inadempienze , le incompiute odierne del PNRR, la scarsa capacità progettuale e di spesa nascono da questo tristissimo e sciagurato passato. Pur tuttavia, per l’onestà intellettuale che ci ha sempre contraddistinto, dobbiamo sottolineare i favolosi anni ottanta e gli inizi degli anni novanta che hanno confermato il protagonismo della Regione Basilicata nei fondi europei FSE, FERS e FEOAG, grazie alle buone pratiche e al raggiungimento di tutti gli Obiettivi prefissi dai vecchi PQR (oggi POR). Successi e risultati che hanno sancito il cosiddetto “Caso Basilicata”. Un “Caso” che è arrivato ad un elevato grado di notorietà in seno alle alte sfere delle varie Autorità di Gestione e alla ribalta della stampa nazionale ed europea.
Le “retrocessioni” di questi ultimi anni ci hanno portato amaramente alla cruda realtà quotidiana, fatta
di inaresstabili fughe di giovani, di spopolamento patogeno delle nostre aree interne e di una abnorme
senilità che ha creato pavidamente una maggioranza silenziosa dove abbonda una massa di persone
acritiche, sottomesse e quindi manipolabile con una certa facilità.
Armando TITA
Sociologo e Saggista