La mancata modernizzazione della macchina burocratica lucana

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In tempi di PNRR con tutte le poche luci e le molte ombre che constatiamo quotidianamente vorrei essere propositivo con il mio pregresso discorso sulla riforma dei modelli organizzativi, mai definiti e mai completati dalla Giunta Bardi della Regione Basilicata. La patogena disorganizzazione degli uffici regionali e degli Enti Locali richiamano l’attenzione sulla mai dimenticata direttiva europea n.36/2005, affossata e ignorata dai vari Governi Nazionali e mai presa in considerazione dalle varie Giunte regionali per addivenire ad un serio processo di ammodernamento della macchina regionale.

Da Sociologo di strada, da ex funzionario regionale ultratrentennale e da ex segretario provinciale CIU(Confederazione Unionquadri) consentitemi di fissare i paletti su Dignità ,Meritocrazia e Innovazione. Partire dalla sana meritocrazia è cosa buona e giusta, chiudere con le stucchevoli e le sfacciate clientele, chiudere con i suggelli e le miracolose carriere apicali inventate allo scopo è d’obbligo per invertire le fughe vergognose dei giovani laureati lucani, fuori tribù. La breve premessa serve a invogliare gli amministratori regionali a non ripercorrere i vecchi percorsi dei suggelli, dei nepotismi assurdi e delle clientele stucchevoli e ritrovare un cammino di trasparenza e meritocrazia ormai del tutto evaporato. Non vi sono più attenuanti , sono trascorsi oltre tre anni e siamo sempre fermi , sempre immobili in un turbillon impazzito di transumanze indigeste. Le strutture dirigenziali del Dipartimento Formazione, Lavoro e Attività Produttive sono ancora terribilmente vuote.

La direzione generale accorpa ad interim tanti uffici.(sic!!!)

Al vecchio percorso dei tanti miracolati, figli d’arte e dei dorotei/ bolscevichi, intellettuali snob, assatanati di prebende e di “bonifiche” dirigenziali si contrappone il governo del vuoto assoluto, del vuoto a perdere, il tutto gestito con una nonchalance, un atteggiamento di distaccata indifferenza , di ostentato disinteresse e di disinvolta noncuranza da far rabbrividire.

Come se il grave problema riguardasse altro e altri.

Si scopre che Il famoso Palazzo si è chiuso ermeticamente a quel residuo popolo lucano di dignità. Abbiamo elaborato per oltre trent’anni con una meticolosa e certosina analisi il governo lucano delle OLIGARCHIE, ironizzando un po’, per non sconfortarci, scomodando il paraculismo di Vito Riviello e il famoso detto del Marchese del Grillo: “Popolo lucano Noi siamo NOI e Voi non siete un cazzo” sul quale vanto un diritto di primogenitura fin dal lontano 2004. Ritornando a bomba come CIU ci siamo battuti come leoni per applicare la famosa direttiva europea n.36 del 7 settembre 2005. Consigliavamo agli amministratori dell’epoca di anticipare la direttiva ,ormai morta, di dare uno schiaffo morale ai governi centrali fautori di mancate rivoluzioni liberali e di minare i privilegi e le camarille delle vecchie professioni “ordinistiche” italiane. E’ stato solo un sogno di mezza estate.

I governi italiani non hanno mai recepito tale direttiva e i vari governi regionali della Basilicata hanno ignorato(per mera ignavia) la direttiva che avrebbe potuto sconvolgere il mercato delle professioni e gli assetti organizzativi, poco trasparenti, degli uffici regionali lucani.

A tal proposito dobbiamo ricordare al Presidente Bardi per l’ennesima volta e in tempi di riforme digitali che i profili professionali del personale regionale sono fermi da oltre trent’anni . Le nuove professioni sono mero “ libro dei sogni”. Come si potrà gestire il PNRR in queste condizioni è pura utopia. Gli ultimi posti nelle classifiche del FSE e nella Formazione del Personale regionale lo stanno a dimostrare e confermare amaramente. La sensibilità, la volontà politica nel ricercare merito, competenza e professionalità sono state accantonate da classi dirigenti (volendo essere buoni) semplicemente distratte o impegnate altrove. Distratte da tanti interessi che poco avevano da spartire con le giuste rivendicazioni di giovani laureati lucani di dignità, meglio conosciuti come “zavorre”. Nutriamo una piccola speranza abbiamo la ferma convinzione, dopo la debàcle del FSE e sulla Formazione del Personale che questa lenta agonia politica abbia segnato definitivamente il passo.

Caro Generale le faccio una proposta concreta: “C’è la sacrosanta volontà di aprire alle nuove generazioni adottando criteri di equità, competenza e merito , illustri sconosciuti a Via Anzio?” Noi lo speriamo di cuore. Il giovane laureato che si affaccia al mercato “regionale” delle professioni dovrà ancora piegarsi ed umiliarsi ai vecchi boiardi della burocrazia e della politica politicante o diventerà un promoter di sviluppo, libero e virtuoso?

Da secoli i nostri Sindaci lamentano la totale assenza di regolamentazioni attuative e di Bandi per lo sviluppo delle aree interne supportati e orientati da qualificati professionisti , acuita dalle costanti defaillances sul PNRR.

La risposta, purtroppo, è stata sempre la stessa da oltre vent’anni:” Oligarchia nuda e cruda”.

Guai ad aprire al territorio, guai far leva su un manager di provata onestà intellettuale, competenza e dignità? Il requisito essenziale, mai snaturato, da oltre vent’anni è la FEDELTA’. Fedeltà nelle truppe cammellate, fedeltà negli amici del giaguaro. Guai ad uscire dal recinto? Con queste terrificanti premesse sarà difficile scrostare, levare la crosta di un millimetro di oasi di privilegio consolidate da secoli.

Ci vorrà molto tempo per pulire il palazzo di vetro fumé sempre più opaco e poco trasparente .

L’auspicata trasparenza resterà soggiogata dalle sabbie mobili della burocrazia, i giovani professionisti di dignità continueranno ad emigrare . Forse il nostro è puro pessimismo, pessimismo della ragione. Purtroppo, la cruda realtà prenderà il sopravvento sull’ottimismo della volontà.

Ottimismo della volontà auspicabile, ma, terribilmente, poco probabile.

Armando TITA

Sociologo

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