La questione giovanile sui “tik tok”

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Le Scuole RIAPRONO ignorando il fascino della Festa della LIBERAZIONE e della LIBERTA’. Purtroppo da decenni paghiamo il fio dell’incomprensione tra vecchie e nuove generazioni . Molte volte mi chiedo quante lezioni di storia e di educazione civica siano state oggetto di discussione e di dibattito sulla “Resistenza” nelle “Scuole” italiane e della Basilicata.

La Scuola Lucana ha ignorato per secoli la Resistenza . In tutta la mia vita di scolaro e di studente lucano non ho mai avuto il piacere di ascoltare un riferimento storico alla Liberazione e ai Partigiani della Libertà. Neanche un cenno. Ho scoperto la Resistenza all’Università di Salerno, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia nell’esame di Storia Contemporanea.

Condivido pure l’amarezza di Massimo Brancati di qualche tempo fa per la “Cultura” lucana ignorata dall’ ultimo riparto dei finanziamenti MIBAC, pur in presenza delle agguerrite Fondazioni “Sinisgalli e Nitti” . Si faceva fatica ad ingoiare un boccone, così amaro, oggetto dell’interrogazione del Sen. De Bonis. Ci si stupiva non poco del cospicuo contributo finanziario al Museo “Paolo Cresci” di Lucca sull’Emigrazione toscana. Con tutto il rispetto per la minuscola, impercettibile, infima e insignificante emigrazione toscana, ignorare la nostra Emigrazione e il nostro Museo ospitato nel meraviglioso Castello Federiciano di Lagopesole, era un vero pugno nello stomaco. Come si fa a subire una simile sperequazione?

I miei settant’anni mi fanno ripensare a Platone: “Chi commette un’ingiustizia è sempre più infelice di chi la subisce”. Ripenso alla mai sopita “Questione Giovanile” e all’ambigua presenza di tanti politici da Berlusconi a Renzi su Tik Tok con tanta faccia tosta e tanta goffaggine .

Ripenso al lungo riflusso vissuto dai ragazzi in questi ultimi decenni, un decadimento patogeno che ha prodotto tanto disimpegno e tanta deresponsabilizzazione. Ripenso alla cultura del “buon esempio” inculcataci dai padri costituenti. Ripenso alla pera ,spaccata in due, dal Presidente della Repubblica Einaudi per evitare “sprechi” al Quirinale. Ripenso a Montanelli , al suo “pertiniano” elogio e alla sua bella onestà intellettuale : “Non è necessario essere socialisti per amare Pertini .Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità”. Ripenso ai tanti “Galà” vissuti dai giovani democratici lucani della prima ora insieme ai Giovani di Libera e ai Giovani potentini della “Felpa Bianca”. Erano tutti costantemente impegnati nella ricerca spasmodica della Verità per Elisa e per i Fidanzatini di Policoro. Una ricerca spasmodica condita da altre “Verità”.

Quelle Verità che mancano da decenni nella nostra Regione e nei suoi apparati. C’era in quei giovani del Pd dell’epoca una domanda incessante sulla realtà socio-economica e politica lucana, un desiderio di “pulizia” vera che superasse gli squallidi riti affaristici.

Di questi galà e di questi buoni propositi si sono perse le tracce. Dove sono finite quelle belle riflessioni dei giovani lucani di Libera sulla Memoria? Memoria come unità del prima e del dopo, nella centralità del “fare insieme”, alla Ciotti maniera. Dov’è finito l’attacco inusitato dei giovani del PD verso “Noi”, Generazione Matura, imprigionata da pretese di stampo meramente egoistico e individuale?

Come era bello il pensiero PD della prima ora e dei giovani di Libera di quel tempo.

Un tempo recente, svanito …evaporato nel NULLA . Era bello “Fare ed operare insieme” per costruire un futuro a partire dal presente e dai luoghi della propria esistenza , dai borghi natii, meglio noti, come “cimiteri” dei vivi. Desiderio di restare nella propria terra con entusiasmo e tanta “comunione”, con onestà e con generosità. Desiderio di esserci e di incidere nel tessuto sociale lucano arricchendolo e potenziandolo con tanti buoni propositi. Era bello incontrare questi giovani di Libera e del PD e intercettare passioni ed emozioni che a Noi maturi non appartenevano più. Avevamo nutrito tanta fiducia nei giovani “democrat” e nel vero ricambio generazionale. Eravamo convinti che metterli in condizione di conoscere la libertà più grande, quella della “Dignità” fosse la ricetta giusta.

Del resto per restare in tema , i grandi educatori, da Don Pino Puglisi a don Tonino Bello, sostenevano che il senso della libertà va coltivato con il senso dell’equità, della trasparenza, della giustizia, della legalità, dell’impegno verso gli altri. Tutti valori calpestati vilmente da questa orripilante politica politicante e da questi singolari candidati politici “paracadutati” e “diversamente generosi” .

Armando Tita

Sociologo

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