Reddito minimo garantito “non assistenziale” con una “economia lucana” più competititva

Reddito Minimo

(Riflessione dopo il varo della nuova Giunta del Governatore di Basilicata De Filippo)

Il dibattito vigoroso  scaturito  sul reddito minimo garantito  trova una precisa e puntuale conferma con le riflessioni del democratico  Salvatore Russillo.

Il Russillo ha colto nel segno : “Evitiamo ciò che è accaduto per i redditi ponte, per i tirocini e via scorrendo, con i formatori pagati quasi quanto l’intero blocco dei formandi senza poi nessuno sbocco concreto”.

Da secoli e con tanta noia sosteniamo che è scandaloso avere più  Società ed Enti  formativi iscritti agli Albi della Regione Basilicata che in quelli della Regione  Emilia Romagna.

E’ scandaloso avere  una forbice  della F. P. lucana tutta vocata alla gestione e poco alla formazione dei formandi.

Le tante idee concrete  scaturite da un serio dibattito sulla stampa locale (Quotidiano e Gazzetta) si scontrano con i vizietti di sempre egregiamente descritti dal sopra menzionato dirigente PD  Russillo.

Vogliamo credere nella buona volontà di Pittella e Viti dopo l’ultima cruda indagine sulle “povertà” lucane.

Siamo stati fino a qualche editoriale fa (pubblicato la settimana scorsa) a denunciare nomine e incarichi da vecchio apparato.

Per fortuna Genova  ci insegna che ci vuole il rinnovamento e il bene comune.

La politica deve svecchiarsi anche in Basilicata, soprattutto nelle vecchie nomenclature della sinistra più radicale ( vedi SEL e Rifondazione).

Il Convegno LUISS Regione- Confindustria  “Generare, Selezionare e Cambiare la nuova classe dirigente”   di qualche tempo fa aveva prodotto una vasta eco nell’opinione pubblica più sensibile e più critica.

Quell’opinione pubblica che non si riconosceva  nei partiti, ma,  al contrario, era  tanto propositiva.

Un’opinione pubblica che non perdeva  occasione di manifestarsi sulle pagine della “Tribuna e Commenti” del Quotidiano.

Era  una grande platea che si espandeva  a macchia d’olio, che si indignava  e pretendeva  rispetto e diritti.

Un opinione pubblica che cresceva  a dismisura nell’indifferenza delle Istituzioni regionali.

Francesco Giavazzi in un suo editoriale di qualche tempo fa invitava i politici  a  farsi ospitare dalle piccole imprese di successo  per comprendere  che cosa significhino  in concreto talento, eccellenza, merito, concorrenza.

Tante piccole imprese lucane possono garantire un reddito minimo ai giovani con un Patto sociale serio che parta dalla validità del  “Basilicata 2012”.

Che cosa vuol dire “decidere e rischiare” in Basilicata?

Che cosa vuol dire “bene comune” in Basilicata.

Purtroppo, lo dico con profondo rammarico: in Basilicata è difficile avere  un’idea dell’interesse generale.

Lo hanno confermato gli atti e i fatti politici  di questi bollenti ultimi mesi  sulle nomine di apparato nel sottogoverno regionale.

Uno dei grandi mali del Mezzogiorno e della nostra regione, in particolare,(mi spiace tanto ripetermi noiosamente) è senza alcun dubbio, ancora  oggi,   “il familismo”  che ha generato bieco assistenzialismo.

Lo soteneva Russillo lo confermo da secoli, pure io.

Le franchigie per i soliti noti sono “a vita”.

Dove sono finite le dichiarazioni del centro sinistra  ” una  politica seria di governo si misura su una  indubbia “missione rigeneratrice”.

Una “mission” in grado di  perequare tante distorsioni e tante disgustose e non più tollerabili ingiustizie.

Doveva essere la prima missione di  un governo di centro sinistra che si rispetti.

Lo diciamo da sempre che siamo stanchi di assistere, pavidamente,  ad una realtà,   dove  non vi  sono che  presenze di  “middlescents o figli d’arte”, nei “gangli di potere” o negli  “spicchi” della società lucana e meridionale  che conta.

Che strane coincidenze?

Un pullulare di “discendenze” che condiziona enormemente il gracile sistema economico  meridionale e lucano, in particolare.

Fa scalpore il cinismo e la rassegnazione di tanti giovani studenti universitari.

Aver per tanti anni finanziato con la 488 una ” fragile economia informale” e un  “localismo economico garantito”  ha creato una sorta di “blocco” che si è protratto per diversi anni, fino ai giorni nostri, senza aver creato alcun serio  “effetto moltiplicatore”.

Siamo vissuti e stiamo vivendo  con serie  contraddizioni di  mercato  che vedono la  Fiat “guidare” l’ intera economia e il “PIL” lucano.

Un PIL che fa leva sulle esportazioni della grande industria  e che    ha poco da spartire con il nostro “localismo” produttivo e con le nostre piccole e medie realtà industriali ed artigianali.

Non siamo mai riusciti ad  imporre il nostro tessuto connettivo e produttivo.

Oggi, più di prima,  Giavazzi ci insegna che “piccolo è bello”,  a condizione che prevalga talento, concorrenza e ricerca continua.

L’ultimo SOS lanciato da tanti giovani lucani  delusi e rassegnati,  va in questa direzione.

Abbiamo tralasciato una seria  politica sui  nostri prodotti di nicchia, che si sono sempre più sfaldati nel “mercato globale”.

Ora nutriamo  grazie alla caparbietà dimostrata dai nuovi  Assessori Pittella e Viti  una  residua  speranza sulla “rifondazione della nostra economia basata sulla PMI”, con un vero sistema di trasporti, di telecomunicazioni e di ricerca”.

Dobbiamo supportare una nuova  economia di consumi non  più voluttuari e fare leva su  veri imprenditori che orientino i loro prodotti verso nuovi mercati e  concorrenza.

Solo questa nuova “metodologia”  potrà potrà superare  familismi e corporazioni sempre in agguato e attivare un reddito minimo garantito partendo dalle nostre PMI.

Un mercato siffatto, “aperto, protagonista e vincente” potrà creare vera  innovazione  di processo e di prodotto e vera ricerca, uscendo definitivamente da un mercato precario e poco garantito per il  futuro.

Per fare questo occorre garantire un reddito minimo certo  ai giovani disoccupati lucani investendo concretamente, però,  sui nuovi manager e sulle nuove professioni in grado di:

1) imporre alla politica di fare un passo indietro e di aumentare concretamente un nuovo “tasso” di riformismo;

2) consentire ai grandi patrimoni di investire in Basilicata  sulle nuove professioni;

3) invertire  definitivamente la  marcia  dell’ intreccio  “familistico”.

E’ uno degli aspetti fondamentali e fondanti  sui quali  si misurerà la nuova Giunta Regionale con i volenterosi Assessori Pittella e Viti.

Riusciremo in questo intento e a dotare di un reddito minimo garantito ai disoccupati lucani, se, all’interno delle imprese e della società lucana, sarà avvertita l’esigenza di promuovere una nuova stagione di offerte economiche con  Imprese  capaci di inserirsi  concretamente  nel mercato globale e capaci, soprattutto,  di dare un taglio definitivo  alla   ricerca spasmodica di “incentivi a pioggia”  aprendo a un futuro che faccia leva seriamente e concretamente su:

“Competitività, Meritocrazia, DIRITTI”.

Diritti, ormai perduti e non più ritrovati da tempo immemore.

mauro.armando.tita@alice.it

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